Ultima modifica 08/02/2004
Il riscaldatore
Oggetto usato da tutti e
conosciuto da pochi
Introduzione
Per prima cosa
analizziamo il problema del riscaldamento di un liquido. Se non si trattasse di
acquario le cose sarebbero ben complesse e al di fuori della portata della
maggior parte degli acquariofili. Infatti, in un acquario, posto saggiamente a
ridosso di una parete, o magari in un angolo, lontano da fonti di calore,
spifferi, e ben lontano dall’irradiamento solare diretto (finestre) le cose
sono assai facili da calcolare. La perdita per irraggiamento è circa zero,
vista la temperatura degli oggetti circostanti e la perdita per conduzione
ancora più bassa visto che l’acquario è sempre molto ben isolato dal fondo e
l’acqua quindi non perderà mai nulla da lì. Le perdite per convezione sono poi
assai basse, visto che in un appartamento di civile abitazione difficilmente
avremo temperature ambienti molto più
basse di 15 o 16 °C. In pratica potremo usare la fisica più elementare per
eseguire i conti salvo non abitare a Courmayeur e tenere l’acquario in garage a
-40 °C pretendendo di avere l’acqua a 24! In questo caso tutti questi conti
escono dalla fisica lineare e non servono più a nulla.
La piccola fisica
Dalla fisica
spicciola sappiamo che per riscaldare un centimetro cubo di acqua da 20 a 21 °C occorre una caloria ovvero qualcosa di molto vicino
a 4 joule (4.1868 per la precisione). Ecco quindi che per scaldare 1 litro di
acqua di un grado occorrerebbero circa 4 Kw, ma si badi bene, per farlo in un
tempo di un secondo. Una follia in quanto un riscaldatore di questo tipo
metterebbe a rischio non solo i pesci dell’acquario ma anche la tenuta dei
vetri e delle apparecchiature che ci sono dentro. Un semplice guasto e
l’acquario diventerebbe una specie di pentola da cucina per la pasta.
Come vedremo basta un rateo
di un grado all’ora, al massimo, per fare un buon sistema di riscaldamento.
Quindi, grosso modo, circa un watt per
ogni litro di acqua, vi risparmio le virgole e i decimali.
Si ricordi che il fenomeno non è
lineare e vale solo fino a che l’ambiente è ad una temperatura
simile a quella dell’acquario e le temperature stesse si equivalgono. Tanto per
intendersi se per scaldare un litro di acqua in un’ora di 1 grado, da 20 a 21
per esempio, occorre circa un watt per scaldarla di un grado da 50 a 51, nelle
stesse condizioni, di potenza ne servirà quasi il quadruplo. Lascio perdere le
spiegazioni che vi annoierebbero.
Quanto potente?
Un acquario da cento litri
con riscaldatore da 100 W avrà circa il rateo voluto, 1 °C/ora, e lo stesso
calcolo lo si potrà applicare a tutte le taglie che si vuole essendo, per
fortuna, assolutamente lineare. 300 Watt per un 300 litri, 50 W per un 50
litri.
Attenzione però a non
esagerare mai. Considerate che il guasto è sempre dietro l’angolo e la fisica,
ance se non lineare mai, potrebbe comunque colpirvi duramente negli... affetti.
Quelli per i pesci s’intende.
Se ad esempio mettete un
riscaldatore da 300 Watt in un cento litri, perché lo avevate o perché chi ve
lo ha venduto ci capisce poco state ben attenti. Nel caso che un guasto, a me è
successo due volte, bloccasse acceso il dispositivo, con un rateo di 3 gradi
all’ora dopo otto ore trovereste la vasca “bollita”.
L’acqua, per i motivi di non
linearità descritti, non avrà raggiunto i
Δ +24°C che vi aspettereste dalla teoria, e quindi circa 50 °C, per
un normale acquario dolce, ma di sicuro un bel 39/40 °C. Roba sufficiente ad
uccidere tutte le specie entro contenute. Ovvio che il riscaldatore deve essere
messo più piccolo mai più grande. Se ad esempio, nell’esempio suddetto aveste
avuto un riscaldatore da 100 Watt l’acqua dopo otto ore sarebbe arrivata
intorno ai 30-32 °C, una bella temperatura ma ancora resistibile da molte
specie. Avrete così il tempo di porre rimedio al mezzo disastro!
Inerzia termica e black out
Per inerzia termica si
intende la capacità dell’acquario a opporsi alle variazioni della temperatura
dell’acqua entro contenuta. La cosa è d’interesse per coloro che, abitando
magari in posti particolarmente freddi,
temono un black out che possa uccidere i loro pesci.
In effetti è molto più facile
che i pesci muoiano per il freddo che non per l’assenza della pompa che può
benissimo rimanere staccata anche due o tre giorni senza grandi problemi. (*)
In realtà il problema è
complesso e qui la fisica non ci viene facilmente incontro. Se la salita
della temperatura dipende, come abbiamo visto dalla potenza installata e dal
numero di litri, la discesa dipende invece dai litri e dal differenziale termico.
E’ assai difficile stabilire con i calcoli un gradiente di discesa ma si
possono usare dei dati sperimentali.
Ad esempio per una vasca da
300 litri con ΔT di 5°C ci si può aspettare un gradiente di circa 0.5
°C/ora.
Un valore assai basso, che
permette black out di 10 ore e più prima di avere problemi di qualche tipo. Nel
caso l’acquario sia la metà, cioè 120/150 litri, il gradiente, è un dato di mia
esperienza da prendersi con le molle, raddoppia sfiorando purtroppo già valori
vicini ad un 1 °C/ora. Per vasche molto piccole si possono avere anche 2 o più
gradi l’ora. E allora sono dolori. Il black out, se d’inverno, potrebbe essere
mortale.
(*) Occhio a dove è messa la pompa
Ho detto che la pompa non
rappresenta un problema se ferma ma questo è vero solo se il riscaldatore non è
chiuso, come spesso avviene in un vano vicino ad essa. In questo caso la
temperatura dell’acqua, a pompa ferma, inizia scendere ed è come se il
riscaldatore fosse spento. Occhio quindi.
Note di utilizzo
Il riscaldatore è un oggetto
con affidabilità e durata notevoli, se di buona marca. Evitate i sudiciumi che
vendono in certi ipermercati e che ho notato sono costruiti davvero male. Di
riscaldatori ve ne sono di due tipi fondamentali. Quelli a filo immerso e
quelli a tubo. I primi sono da evitare nella maniera più assoluta. Sono costosi
e sopra a tutto pericolosi. In caso di guasto, sempre che non si sia già
rimasti fulminati, dovremo distruggere l’acquario per sostituirli. Una
assurdità senza motivazioni tecniche che non siano quelle, assai labili, dei
piedi freddi delle piante. Per mio consiglio lascerei perdere. Il secondo tipo
è quello a tubo o bulbo. Si tratta di un’ampolla di vetro da immergere
nell’acqua. E’ il tipo più diffuso e anche il più sicuro e affidabile. Il
riscaldatore a tubo è fatto di tre pezzi.
Il tubo
E’ la parte che contiene
tutto il dispositivo e deve tassativamente essere in vetro pyrex ad alta
resistenza. Questo per la sicurezza. Se il riscaldatore và in secca per un
errore e il tubo non è pyrex potrebbe esplodere il vetro con il rischio di
rimanere fulminati dall’acqua dell’acquario. Occhio anche alla chiusura che
dovrebbe essere a tenuta stagna “assoluta”.
La resistenza
E’ la parte che riscalda
l’acqua e non comporta in genere problemi. Lavorando sempre a temperature
piuttosto basse, visto che è immerso in un liquido assai più freddo, dovrebbe
durare quasi in eterno. Per rompere la resistenza non c’è altro che lasciare il
dispositivo fuori dall’acqua. In questo caso le temperature raggiunte
potrebbero fondere la resistenza stessa.
Il termostato
E’ la parte che di regola si
rompe: il 99.9% dei casi. La rottura avviene, vedi leggi di Murphy, in
posizione di acceso per incollaggio dei contatti. Ovvio che se troppo potente
sarà un disastro. La durata di questa parte dipende oltre che dalla ovvia
qualità, dalla temperatura che si richiede rispetto all’ambiente e dalla
precisione del dispositivo. Oggetti “troppo” precisi, quindi con una bassa isteresi
attaccano e staccano molte volte al giorno e la loro durata può essere anche
solo di un paio di anni. Altri tipi, come i vecchi Rena serie S da 200 o 300
watt sono ancora in funzione dopo 15 anni. L’unica cosa da fare è tenere sotto
controllo l’ordigno e cambiarlo al minimo segno di anomalia.
Concludendo
Una bella tabella dice più di
tanti discorsi. Ecco le potenze che consiglio in Watt/litro
Zona |
Dimensione
< 150 litri |
Oltre
150 litri |
Nord alta quota |
1.5 |
2 |
Nord pianura |
0.8 |
1 |
Centro pianura |
0.5 |
1 |
Sud pianura |
0.25 solo per le variazioni |
0.5 quasi
inutile |
Dati in Watt/litro
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degli acquari
Paolo Lavacchini