Ultimo aggiornamento  20/07/2003 

Il vetro per gli acquari

 

Introduzione

La bufala del cristallo

I tipi più comuni in commercio

Qualità

I difetti del vetro

Conclusioni


 



 

Introduzione

Sul vetro si dicono spesso delle castronerie. Nei gruppi di discussione ho letto le cose più strampalate. Pur non essendo un vetraio metto a disposizione quel poco che so sull’argomento sperando di rendermi utile.

Il vetro dal punto di vista della composizione chimica, è costituito da silice che contiene disciolti almeno due silicati, uno alcalino e l'altro alcalino terroso.

Il vetro comune è composto di silicato di soda e di calce, disciolti in silice, una formula generica per il vetro comune è

6SiO2 Na2 CaO

L'ossido di sodio Na2O può essere sostituito dall'ossido di potassio K20, all'ossido di calcio CaO può essere sostituito l'ossido di piombo PbO oppure l'ossido di magnesio MgO, quello di alluminio Al2O3 o quello di zinco ZnO3.
La silice, o sabbia quarzosa, costituisce la categoria dei vetrificatori insieme all'anidride borica e all'anidride fosforica. Gli alcali Na2O e K2O, introdotti come carbonati o solfati, sono i cosiddetti fondenti, servono cioè a facilitare la fusione della massa silicea.
Ci sono poi gli stabilizzanti che impediscono che il vetro composto di sola silice e di alcali sia solubile e sono: la calce, introdotta come calcare CaCO3 o come CaCO3 -MgCO3.
Altri elementi usati per ottenere vetri speciali o particolari sono: l'allumina usata come silicato di alluminio, il silicato di alluminio e potassio, l'ossido di piombo, e altri ancora. Tutti questi elementi o materie vengono messe assieme in un crogiolo, o vasca, e portate alla fusione in un tempo molto lungo, 5 o 10 ore, alla temperatura di 1200-14000C, poi si ha la seconda fase detta di affinazione della massa, a una temperatura di 100-1500C superiore. La terza fase è la fase di riposo, o di diminuzione lenta della temperatura. La quarta fase, di solito necessaria è la ricottura in cui il vetro è riportato ad alta temperatura, ma non alla fusione, per una ulteriore stabilizzazione detta anche invecchiamento. È chiaro che per la maggiore sua parte il vetro è sola e semplice sabbia fusa unita ad alcuni altri elementi che ne cambiano, solo marginalmente, le proprietà.
Solo i vetri così detti "speciali" sono un po’, ma poco, diversi. Si tratta di vetri detti antifiamma, infrangibili, da laboratorio, temperati, stratificati(*), antiproiettile eccetera. Salvo questi prodotti, che a noi poco interessano il resto del vetro… è vetro.
(*) In questo caso al vetro si uniscono strati di policarbonato o altre materie plastiche trasparenti alle lastre di vetro.

Dal sito di un produttore di vetri una breve panoramica dei tipi disponibili in commercio: breve si fa per dire.

Vetro allegato                       Vetro antico              Vetro antiriflesso      Vetro antirumore
Vetro armato o retinato
       Vetro artistico           Vetro atermico          Vetro all'avventurina
Vetro bianco
                          Vetro biologico          Vetro di Boemia        Vetro breve o corto
Vetro cellulare                      Vetroceramica          Vetri colorati             Vetri conduttori e semiconduttori
Vetro cristallo                       Vetro placcato           Vetro elettronico      Vetro corrugato
Vetro di Falconnier              
Vetro in fibre             Vetro filato                Vetro filogranato
Vetri fotocromatici               Vetri fotosensibili      Vetro di gel                Vetro ghiacciato o ghiaccioli
Vetro ghiaccio                       Vetro di Jena             Vetro lamellare         Vetri per laser o vetro laser
Vetro di latte o opalino         Vetro lungo                Vetro madreperla     Vetri multiformi
Vetro neutro                         Vetro olofano            Vetro opaco               Vetro organico o sintetico
Vetro d'ottica o vetri ottici  Vetro in perle                        Vetri meccanici         Vetri refrattari
Vetro a reticello                    Vetro armato             Vetro di rubino          Vetro satinato o vetro seta o vetro veluria
Vetro schiuma                       Vetro semibianco      Vetro di sicurezza     Vetro sinterizzato
Vetro smerigliato                  Vetro solubile            Vetro sonoro             Vetro al piombo
Vetri per specchi                  
Vetri speciali

Ovviamente all’acquariofilo di tutti questi vetri interessa poco o nulla: giusto la curiosità.

 

La bufala del cristallo

Quando si parla di cristallo molti pensano a qualcosa di diverso dal vetro, di più pregiato, di un altro prodotto insomma. È un errore. Anche se vi farà dispiacere saperlo, il servizio buono, magari quello antico della nonna, è fatto dello stesso identico materiale di cui sono fatte le finestre: mi spiace ma è così. In realtà non esiste il "cristallo", almeno nel campo vetrario, ma solo del vetro più o meno spesso, come qualunque vetraio vi può spiegare. In particolare i vetrai chiamano cristallo il vetro in lastra di spessore superiore agli 8 - 10 millimetri, riservando il nome di mezzo - cristallo alle lastre di spessore tra i 4 e gli 8. Sotto questo valore si parla di vetro comune o anche volgarmente, da finestre. Tutto qui. Ovviamente le lastre più spesse sono anche le più costose e pregiate quindi, di regola, prodotte con additivi che ne migliorano la trasparenza e la lucentezza: tipico l’uso del piombo come additivo. Spesso i bicchieri e le stoviglie pregiate, quelle che le donne chiamano di cristallo, sono proprio vetri al piombo, spesso "drogati" da additivi che ne cambiano il colore dandogli delle tonalità tra l’azzurro e il violaceo. Una qualunque vetrina di un negozio è fatta dello stesso identico materiale salvo la coloritura.
Una definizione più tecnica dei tipi è quella che segue

Nome del prodotto

Spessori

Vetri semplici

1,5 mm e 1,8 mm.

Vetri semidoppi

2,5 mm.

Vetri doppi

3,5 mm a 4 mm.

Mezzi cristalli

4 mm e 8 mm.

Cristalli

oltre 8 mm.

 

Il nome cristallo e la legge

In realtà anche la legge parla di cristallo e la norma CEE che da oltre 20 anni individua questa categoria indica semplicemente quanto segue.

Nome di legge del prodotto

Contenente

Cristalli superiori

con più di 30% di ossido di piombo.

Cristalli al piombo

con più di 24% di ossido di piombo.

 

I tipi più comuni in commercio

 

In commercio esistono, nella pratica che ci riguarda, solo due tipi di vetro. Il così detto “float” e l’“extra chiaro”.
Il primo, il float, è lo standard con una leggera coloritura sul verde, tipica del vetro, mentre il secondo è un vetro fortemente drogato, al piombo, quasi completamente trasparente anche agli alti spessori. In aquariofilia la regola è di usare il primo, che costa la metà del secondo, quasi sempre e per tutte le lastre, ad eccezione del vetro frontale se di spessore superiore ai 15/17 mm. In pratica però va detto che l’extra nasce non per gli acquari ma per le vetrine! Negli acquari la componente verdognola tipica dell’acqua e, se d’acqua dolce, della vegetazione, fanno si che sia del tutto irrilevante il leggero cromatismo del vetro. Considerando il costo dell’extra non ha davvero senso.

La tempra

Un’altra bufala tipica del settore e la storia della tempra. Se il vostro vetraio vi dice che il suo vetro costa molto perché è temprato... lasciate stare e cambiate vetraio. Innanzi a tutto un vetro temprato non può essere tagliato con nulla ad eccezione del laser. Impossibile quindi lavorare vetri già temprati. La tempra del vetro successiva non è poi un procedimento molto comune e richiede forni speciali che difficilmente un vetraio possiede. Inoltre, è bene dirlo subito, un acquario fatto con vetro temprato è la cosa peggiore che si possa immaginare. La caratteristica base del vetro temprato è infatti quella di non essere più “morbido” e “flessibile”, nei limiti di quello che può essere un vetro ovviamente, ma di essere durissimo e quindi simile, questa volta davvero, ad una struttura cristallina. Un acquario che non sia perfettamente in piano o che subisca forzamenti in queste condizioni (tempra) esploderà in mille pezzi senza preavviso. La tempra serve a fare vetri di sicurezza non acquari.

La durezza

Il vetro, a dispetto del suo aspetto e della sua consistenza, è considerato solo un materiale “semi duro”.
In pratica è possibile graffiarlo facilmente e chi ha un acquario sa quanto sia semplice rovinare il vetro frontale con quelle malefiche spazzole magnetiche, che non servono a nulla o quasi ma sciupano la superficie interna che è una meraviglia.
Per migliorare la resistenza del vetro occorrerebbero dei cicli di indurimento superficiale o l’uso di sostanze particolari per drogare solo la parte superficiale del vetro stesso. Si tratta di procedimenti inapplicabili all’acquariofilia, comunque sia all’hobbysta, e rischiosi per l’integrità della vasca. Non rimane che stare attenti!

 

Il costo

Dopo il carattere delle donne, tra le cose più imprevedibili c’è il costo del vetro. Se siete un’azienda che compra direttamente magari dal Saint Gobain non c’è problemi: vi danno il catalogo e buona notte. Se dovete comprare però due pezzi dal vetraio allora sono guai. Innanzi a tutto c’è lo scarto minimo che più o meno funziona così. Te compri un pezzo di vetro qualunque ma io ti fatturo come minimo 0.6 mq. Che tu compri un pezzo di 0.2mq o un pezzo di 0.5 paghi la stessa cifra insomma. La cosa, in qualche caso, si ripete anche per ogni lastra, con il risultato di pagare uno sproposito il vetro. Volendo calcolare in aticipo lo “sfrido” di materiale tenete conto che le lastre standard sono di circa 3.2 metri di lunghezza per 2 metri di altezza.
A questa faccenda va aggiunta la variabilità del prezzo che dipende da molte cose come per esempio la quantità di vetro venduta dal negoziante, la qualità effettiva, la disponibilità a magazzino del prodotto eccetera. Alla fine si può pagare lo stesso oggetto sia 25€ che 100€ senza problema o spiegazione alcuna. Occhio quindi a dove si compra.

 

 

Qualità

Quando si parla di qualità di un vetro, come abbiamo visto, non si parla tanto del materiale di cui è costituito, oltre a tutto assai economico, ma della bontà delle lavorazioni che il vetro stesso ha subito. In particolare sarà il trattamento di ricottura finale a determinare la bontà del vetro e la sua affidabilità nel tempo.

Ricottura e invecchiamento

In passato, come ho letto in un vecchissimo libro tedesco di acquariofilia, gli appassionati usavano stabilizzare da soli i vetri facendoli invecchiare all’aria aperta, lasciati alle intemperie, sole e acqua per due o tre anni: roba d’altri tempi! Non so quanto si ottenga da questo trattamento ma se lo facevano un motivo doveva esserci. Oggi non è nemmeno pensabile una simile tecnica e i vetri vengono quindi ricotti anche due o tre volte, a seconda della qualità, direttamente dal produttore. Questo procedimento è essenziale per evitare che nelle lastre vi siano tensioni interne che possono, nel corso del tempo, generare rotture improvvise e, nel nostro caso, disastrose.

Molatura

Al termine del procedimento di taglio la lastra deve essere molata sui bordi per evitare ferite a chi le maneggi successivamente. Un acquario, che se ne sta con i bordi ben visibili in una stanza, spesso molto frequentata la molatura è fondamentale. Ve ne sono di parecchi tipi che possiamo ridurre a due fondamentali: a “filo dritto” e a “filo lucido”.
Il primo tipo è il più raffinato e anche più costoso. Il suo aspetto è quello di un taglio a 45 gradi rispetto alle facce del vetro e lo possiamo trovare negli acquari di maggior pregio. Il secondo tipo è invece una specie di “stondatura” dello spigolo del vetro ed è indicato solo per lastre molto fini, al massimo 4-6 mm. Oltre è brutta e da un tono di improvvisazione a tutto il manufatto. Ovviamente il costo del filo dritto è più che doppio del filo  lucido.

 Pulimentatura

Fondamentale un tempo, oggi con il vetro float, quasi perfetto appena esce dai nastri, questa fase può essere saltata.
Rimane comunque una importante fase per assicurare la finitura finale della lastra. Qui dipende dal produttore e mi è difficile parlare di queste tecnologie che non conosco. Sta di fatto che ci sono lastre otticamente perfette e lastre che lasciano qualche dubbio: le prime, secondo me, sono state pulimentate dopo il raffreddamento.

 

I difetti del vetro

Di seguito una breve lista dei più comuni difetti delle lastre di vetro. Particolare attenzione viene posta sulla visibilità dei difetti in quanto é più il pericolo delle rotture che quello estetico a farci temere.

Opacizzazioni

Si tratta di un problema superficiale alla lastra, dovuto ad errori nella pulimentazione, o lucidatura, delle lastre stesse. È un difetto raro per fortuna, che si vede bene e non determina problemi di affidabilità.

Striature

Sono dovute ai residui di rullatura con cui vengono prodotte le lastre. Di norma non si trovano nelle lastre più pregiate e cioè nei cristalli o mezzi cristalli. Nel vetro da finestre, di tipo scadente può invece accadere. Si vede bene in trasparenza perché dà all’immagine in trasparenza una sorta di effetto tapparella.

 

Inclusioni e soffiature

Sono comuni nei vetri di bassa qualità da finestre e sono formate in apparenza da bollicine ben visibili in trasparenza. Possono se molte, incidere sulla robustezza del vetro. Comunque si vedono bene.

 

Tensionamenti

Sono quasi invisibili, e per scoprirli occorrerebbe esaminare la lastra in luce polarizzata; una cosa che ben pochi hobbisti possono fare. Con il passare del tempo, e con molti cicli termici anche leggeri, tendono a scomparire dalla lastra se sono di piccola entità ma è bene non farci conto. Di sicuro possono indebolire enormemente la robustezza della lastra provocandone lo scoppio improvviso senza apparente motivo. Occorre fidarsi di chi lo produce.

 

Cricche

Sono la peste nera degli acquari. Si tratta di microfratture che possono essere anche solo superficiali ma che, nel tempo, si amplificano sempre più. Se la lastra è poi sottoposta a sforzi, come nel caso di un acquario, la rottura è garantita. Si vedono con difficoltà e bisognerebbe, anche in questo caso, esaminare la lastra in luce polarizzata.
N.B. É assai facile generare cricche quando si forano i vetri. Al termine di simili lavori andrebbe eseguita una molatura a filo dritto assai profonda per evitare rischi. Io direi che forare un vetro di fondo è una pazzia ma c’è chi lo fa.

 

 

Conclusioni

È facile capire come non sia per nulla semplice scegliere una lastra di vetro, né essere sicuri che non abbia difetti più o meno occulti. Proprio per questo motivo ritengo follia l’auto costruzione di un acquario e altrettanto pericoloso farlo costruire su misura da improvvisati "artigiani" che non possono certo avere i mezzi e gli strumenti di una grande azienda. Chi compra chilometri quadrati di vetro all’anno può fare la voce grossa e pretendere certi cicli di lavorazione: chi ne compra trenta metri prende quel che gli danno.

 

Di Paolo Lavacchini

p.lavacchini@tin.it