Ultima modifica 31/08/2003
CO2
ovvero come buttare i soldi
Cosa è il CO2
Il CO2,
è un gas, chiamato anidride carbonica. E’ incolore e inodore e più pesante
dell’aria per cui lo troviamo più facilmente vicino a
terra che non in aria. E questo è il motivo per cui
preoccupa il suo accumulo nelle città. E’ un gas velenoso solo alle alte
concentrazioni, oltre il 30%, e il suo uso più conosciuto, oltre a metterlo
nelle bevande per farle gassate, è come materiale refrigerante, il famoso
ghiaccio secco, che si ottiene raffreddando il CO2 a -80 °C.
Come
tutti sanno le piante,
tutte acquatiche e non, consumano durante il giorno anidride carbonica
trasformandola per sintesi clorofilliana in ossigeno. Si calcola che la maggior
parte di ossigeno presente nell’atmosfera derivi
proprio da questo processo. Durante la notte il processo si inverte,
e l’ossigeno viene assorbito dalla pianta che emette co2. Questo è
il motivo per cui non è salutare tenere in camera da
letto grandi piante, specie d’inverno quando le finestre sono chiuse e lo
scambio con l’esterno limitato. Durante questo processo, ovviamente, la
quantità di anidride carbonica emessa e di ossigeno
sottratto all’aria è molto
inferiore alla fase diurna:
ovviamente. Se così non fosse saremmo già morti tutti
soffocati. In pratica le
piante mangiano CO2 e generano ossigeno.
Nell’acqua
l’anidride carbonica arriva per equilibrio osmotico con l’aria che ne contiene
proporzionalmente alla densità assai di più dell’acqua. Via via
che l’anidride carbonica viene consumata l’aria la
reintegra nell’acqua e, di notte, viceversa l’eccesso di co2, se
questo avviene ed è raro, viene ributtata nell’aria stessa in un ciclo
infinito.
La
solubilità dell’anidride carbonica tra aria e acqua è circa 7*10-4 ovvero 7 parti per diecimila a temperature intorno ai 20 °C e scende rapidamente alle temperature più alte.
Ma quanta deve essere la co2
nell’acqua per stare tranquilli con le proprie piante ed assicurargli il giusto
fabbisogno?
Circa 20 parti
per milione recitano i libri sacri ovvero, e sono numeri tutti da valutare, 20*10-6 il che equivale a circa 20 mg/litro.
Molto conta anche la durezza e il ph come vediamo di
seguito.
Nella tabella vediamo le concentrazioni in mg/litro
ideali della anidride carbonica rispetto a durezza e
acidità dell’acqua |
KH\pH |
6.0 |
6.2 |
6.4 |
6.6 |
6.8 |
7.0 |
7.2 |
7.4 |
7.6 |
7.8 |
8.0 |
0.5 |
15 |
9.3 |
5.9 |
3.7 |
2.4 |
1.5 |
0.93 |
0.59 |
0.37 |
0.24 |
0.15 |
1.0 |
30 |
18.6 |
11.8 |
7.4 |
4.7 |
3.0 |
1.86 |
1.18 |
0.74 |
0.47 |
0.30 |
1.5 |
44 |
28 |
17.6 |
11.1 |
7.0 |
4.4 |
2.8 |
1.76 |
1.11 |
0.70 |
0.44 |
2.0 |
59 |
37 |
24 |
14.8 |
9.4 |
5.9 |
3.7 |
2.4 |
1.48 |
0.94 |
0.59 |
2.5 |
73 |
46 |
30 |
18.5 |
11.8 |
7.3 |
4.6 |
3.0 |
1.85 |
1.18 |
0.73 |
3.0 |
87 |
56 |
35 |
22 |
14 |
8.7 |
5.6 |
3.5 |
2.2 |
1.4 |
0.87 |
3.5 |
103 |
65 |
41 |
26 |
16.4 |
10.3 |
6.5 |
4.1 |
2.6 |
1.64 |
1.03 |
4.0 |
118 |
75 |
47 |
30 |
18.7 |
11.8 |
7.5 |
4.7 |
3.0 |
1.87 |
1.18 |
5.0 |
147 |
93 |
59 |
37 |
23 |
14.7 |
9.3 |
5.9 |
3.7 |
2.3 |
1.47 |
6.0 |
177 |
112 |
71 |
45 |
28 |
17.7 |
11.2 |
7.1 |
4.5 |
2.8 |
1.77 |
8.0 |
240 |
149 |
94 |
59 |
37 |
24 |
14.9 |
9.4 |
5.9 |
3.7 |
2.4 |
10 |
300 |
186 |
118 |
74 |
47 |
30 |
18.6 |
11.8 |
7.4 |
4.7 |
3.0 |
15 |
440 |
280 |
176 |
111 |
70 |
44 |
28 |
17.6 |
11.1 |
7.0 |
4.4 |
20 |
590 |
370 |
240 |
148 |
94 |
59 |
37 |
24 |
14.8 |
9.4 |
5.9 |
Nell’aria di anidride carbonica ce ne è circa per lo 0.03% ovvero 30*10-3 e questo per aria standard. Nelle grandi
città questo numero sale a dismisura: purtroppo. In pratica, in condizioni
standard, di anidride carbonica dovrebbe essere sempre
completamente satura l’acqua. Per questo nostro Signore non ha provveduto ad
impianti d’arricchimento lungo i corsi d’acqua...
Perché immettere CO2?
Se l’anidride carbonica nell’acqua è già a
livello di saturazione per conto proprio perché immetterne dal fuori?
Qui è bene fare
una parentesi.
Gli impianti a CO2
sono nati per essere usati dagli allevatori professionisti. Questi ultimi per questioni di spazio
allevano quantità enormi di piante in piccoli spazi. A volte è possibile vedere
vasche che sembrano senza fondo tanto sono fitte le
piantine che vi vengono coltivate. In queste condizioni il consumo di CO2
diventa pauroso e le piante rimangono rapidamente senza il loro alimento. In
queste condizioni l’acqua, privata del tutto di anidride
carbonica inizia il suo, lento, processo di arricchimento di scambio con l’aria.
La cosa dura parecchio e le piante, mediamente sono in sofferenza. La crescita
delle stesse rallenta e le foglie perdono il loro caratteristico verde
brillante, dovuto proprio alla clorofilla che dovrebbero generare al loro
interno. Ovvio che occorre in qualche modo arricchire l’acqua stessa del
prezioso gas consumato.
Ma per un acquario casalingo?
In casa
difficilmente si arriva mai ad una simile situazione anche se,
in certi acquari che ho visto, il numero delle piante arriva ad essere davvero
eccessivo. Se poi l’acquario è tenuto in luogo non ben areato
e magari con un coperchio “quasi” ermetico il danno è fatto. Anche lì mancherà CO2. Si tratta però di casi
limite e in genere la CO2 non occorre affatto. Spesso il verde poco
verde delle foglie è dovuto ad altri motivi che non
sono la CO2 e ancora più spesso si vedono piante mal tenute, mal
potate, male tutto, arricchite con dosi da cavallo di CO2. Mah...
Oltre a tutto
l’uso di questo gas potrebbe generare una eccessiva
proliferazione delle piante cosa che non sempre è ben vista oltre che inutile.
Va tenuto inoltre conto del fatto che un vero regolatore professionale di co2
deve leggere costantemente acidità e durezza dell’acqua. Con acque un po’
basiche e molto tenere,
tipiche di certi allevamenti la sovra saturazione dell’acqua è sempre in
agguato. Il fatto è che come vedremo più della ragion potè la pubblicità...
Ma come farla?
Per ottenere CO2
ci sono due sole strade: o farsela o comprarla. La seconda strada è quella più
praticata, e si basa su bombole di questo gas, ricaricabili o usa e getta,
connesse all’impianto di distribuzione. Le ricaricabili costano un occhio della
testa ma possono poi essere usate per una vita, o fino
a che non scade il collaudo!, con costi tutto sommato umani, se si toglie la
seccatura di dover andare a cercare il posto dove ricaricarle. Le seconde
invece rappresentano una scelta economica inizialmente ma
sono un costo enorme dopo. Durano poco, costano molto e funzionano spesso male.
Si perché in impianto a CO2
funziona solo se la pressione ai regolatori arriva sempre giusta e
relativamente costante o comunque elevata. Con le bombolette usa e getta questo
è impossibile e i guai sempre in agguato. Oltre a tutto un
impianto che si reputi tale deve avere dei regolatori e degli atomizzatori di co talmente ben fatti e, se vogliamo, lussuosi che
attaccarli ad una bomboletta da 5€ mi sembra un’emerita scemenza. C’è
poi chi sceglie la via del farsela. In effetti fare
della CO2 è semplicissimo. Un po’ di lievito e un po’ zucchero e il
gioco è fatto. Ma quale gioco?
In effetti se la CO2 non è più che ad alta
pressione nell’acqua difficilmente arriva qualcosa e solo certi impianti, ora
in vendita e ben fatti, garantiscono qualcosa di umano. Ma
ne vale la pena?
I rischi
Si perché ci sono anche i rischi e non sono
pochi.
Le bombole
Sono oggetti
carichi a volte fino a 80 atm, specie per quelle
bombole non proprio originali. Parlo di chi usa le bombole per estintori! Sono
pressioni enormi che a me non piacciono. Se avete bambini per casa vi sconsiglio di tenere oggetti del genere in giro. Chi
ha provato mai ad usare un estintore al CO2 sa
cosa vuol dire la forza del gas contenuto...
Le ricariche
O si ricarica dal
negozio sotto casa,ad un costo esorbitante, e si va a
cercare qualcuno più economico. E qui casca l’asino. Se per caso vi danno CO2 non proprio purissima
addio acquario... chiaro?
I regolatori
Un impianto di
marca e ben regolato è sicuro al mille per mille. E’ vero. Ma
gli altri? Un errore di regolazione, magari in un piccolo acquario, oppure la
rottura di un componente non proprio di qualità porta
ad una sovra saturazione dell’acqua con una impennata dell’acidità... mortale.
Almeno per i pesci. Un bel rischio.
Conclusioni
Se
siete un anziano del settore, con buone conoscenze, e la voglia di fare
esperimenti botanici subacquei nulla da dire. Magari vi sarete anche offesi di questa
pagina. Ma se iniziate ora e magari non avete ancora capito la differenza tra
filtri biologici e meccanici io vi do un consiglio.
Lasciate perdere e spendete i soldi che avete in cose più utili. Per esempio bei pesci, belle piante, e, sopra a tutto, un po’ di
tempo per il vostro acquario. “Lui” ve ne sarà grato molto più di un
impianto da 1000€ che magari sbagliereste a regolare!
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degli acquari
Paolo Lavacchini